[11-02-15] Comunicato Stampa

foibe bannerReplica al consigliere regionale Nicola Finco in merito all’incontro pubblico “Foibe: Storia Mito Memoria” organizzato dall’Assemblea Antifascista Bassanese e dallo Spazio Sociale La Deriva il 6 febbraio.

Avendo l’incontro da noi organizzato sollevato polemiche e discussioni, pensiamo sia utile esprimere alla città il nostro punto di vista in merito a tutto questo polverone. Ci interessa sopratutto riprendere le affermazioni che il consigliere regionale leghista Finco si è preso la libertà di esprimere, pur non avendo partecipato alla serata. Evidentemente abbiamo qualcosa da dire a proposito delle “foibe”, dato che da anni interveniamo sul tema con assemblee ed incontri con ricercatori, storici, giornalisti ed esperti, come molti altri gruppi in Italia. Di questa complessità non si fa certo carico il sig. Finco che, a testa bassa, carica lo storico e ricercatore da noi invitato per l’occasione, da lui arbitrariamente apostrofato come “scrittore negazionista non desiderato in città”.

Ricordiamo al consigliere che, qualsiasi sia la sua opinione in merito, Sandi Volk non è uno scrittore ma uno storico, che da anni si occupa della storia del confine orientale durante la II guerra mondiale. Il suo intervento a Bassano ha inquadrato il “fenomeno foibe” su un piano di lungo periodo, avvalendosi di un lavoro meticoloso e ampiamente documentato. È questo modo di procedere che opponiamo alle semplificazioni ideologiche espresse dal consigliere negli ultimi giorni. Inoltre nel comunicato il consigliere regionale arriva a minacciare persecuzioni contro chiunque interpreti il “Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo” in modo diverso da quello di cui si fa promotore. Questo atteggiamento denigratorio e persecutorio non è certo una novità, caso mai ci sorprende un po’ che un esponente leghista si affidi così ciecamente alle norme dello stato italiano.

Vorremmo peraltro ricordargli che la legge venne promulgata “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”; non il semplice “ricordo delle sue vittime” come afferma Finco. Gli ricordiamo che la stessa legge afferma che in occasione della Giornata del Ricordo “è altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende”.

Proprio delle vittime si è parlato, con una analisi riguardo alle persone alla cui memoria lo stato italiano concede il riconoscimento in questa giornata. Dai dati finora disponibili si tratta di 267 persone, purtroppo (ma preferiamo per fortuna) molto lontane dalle decine di migliaia vagheggiate dal consigliere Finco. Si è parlato delle modalità – alquanto discutibili – di attribuzione dei riconoscimenti con alla mano i dati biografici di coloro alla cui memoria vengono attribuiti. Se avesse partecipato all’incontro il consigliere avrebbe potuto sentire un’analisi della vicenda dell’esodo fuori dagli stereotipi prodotti dalla persistente strumentalizzazione politica, di cui evidentemente anche lui è promotore. Non c’è stata nessuna negazione, ma il tentativo di capire, fuori da luoghi comuni e semplificazioni, cosa sia accaduto.

La narrazione delle foibe è stata recuperata dal primo governo Berlusconi (precisamente da Alleanza Nazionale) nell’ambito di un vasto progetto culturale volto a ridefinire la percezione del fascismo e della Guerra di Liberazione, così da legittimare gli eredi politici dell’esperienza di Salò, svalutando la Resistenza. L’apice di questo progetto viene raggiunto nel 2004 con l’istituzione del “Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo”, due settimane dopo la ricorrenza della “Giornata della memoria”, nel tentativo di elevare questi fatti poco conosciuti in ambito nazionale ad una dignità pari a quella degli stermini perpetrati dai fascisti e dai nazisti. Accostare lo sterminio nazista ad altri fenomeni di uccisione di massa avvenuti con differenti modalità, tecniche ed in altri contesti è uno dei principali metodi utilizzati dal negazionismo, quello vero, per sminuire i crimini nazifascisti.

Resta da precisare che questa ricorrenza ha avuto ripercussioni significative sui rapporti con Croazia e Slovenia, tanto da generare una grave crisi diplomatica con quei paesi, che spinse il presidente Napolitano, in occasione della ricorrenza del 2009, a precisare: “questo riconoscimento umano e istituzionale non ha nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo […] la memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra”.

Infine, per quanto riguarda i comunicati emessi in questi giorni da un paio di componenti della destra neofascista, preferiamo non entrare nemmeno nel merito. Sarebbe tempo perso.

Assemblea Antifascista Bassanese                                                                                                                     Spazio Sociale La Deriva